PREMESSA – Le Olimpiadi 2024 ed il “festoso banchetto”
Una ideologia “inclusivista”, con specificazioni di cultura queer, ha colto l’occasione dell’immenso palcoscenico olimpico. Come ha fatto? Ha evocato una immagine tradizionale potentissima, e le ha associato un messaggio diverso.
Le ideologie “inclusiviste” sono focalizzate, cognitivamente e valorialmente, sulle Diversità, e allora (diciamo così) in talune declinazioni non vedono di buon occhio i radicamenti identitari; e mostrano talvolta (diciamo ancora così) un rispetto affievolito nei confronti di antiche, eppur attualissime, tradizioni e sensibilità. Andando al di là del rispetto affievolito, non pochi spettatori hanno intravisto, nel messaggio del “festoso banchetto queer”, un guizzo di irrisione.
Per contro, tra i fondamenti della nostra deprecata e meravigliosa Civiltà, spicca saldamente il rispetto identitario nelle sue varie e preziose componenti: ivi compreso il rispetto (anche da parte di non credenti, agnostici o atei) per quelle componenti essenziali che sono il messaggio cristiano e l’apporto della cultura cristiana.
In proposito abbiamo ricevuto, da nostro autorevole consodale, un contributo da considerare: un contributo a rischio di presenza di diverse visioni presso una platea correttamente laica come la nostra, invero poco avvezza ad analisi, anche filologiche, circa il senso religioso e teologico di Eventi come quello celebrato nell’Ultima Cena.
Comunque: per chi è disposto ad accostarsi a questo contributo (ed è anche disposto, in questi giorni di persistente dibattito post-olimpico, a cogliere il senso del pubblicarlo) lo pubblichiamo; e buona lettura.
Piero Gola – Coordinatore di dumsedafe
Mauro Ronco – “Sulla cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Parigi”
Cum clamárem ad Dóminum, exaudívit vocem meam, ab his qui appropinquant mihi: et humiliábit eos qui est ante sæcula et manet in ætérnum: iacta cogitátum tuum in Dómino et ipse te enútriet
Sal 54, 17, 18, 20, 23
1. Accade talora che gli accadimenti più tristi, soprattutto, quando si è impotenti in ordine al loro prodursi, siano mentalmente rimossi al fine di sottrarsi alla sofferenza che provocano. Per qualche giorno ho taciuto di fronte allo spettacolo distopico in cui si è consumata la cerimonia inaugurale dei giochi olimpici di Parigi. Avverto però l’obbligo morale, sia quale cittadino che ha patito una grave ingiustizia, sia quale credente cattolico in Nostro Signore Gesù Cristo e nella Santa Eucarestia, di esprimere razionalmente alcuni motivi dell’indignazione per gli eventi dissacratori esibiti a miliardi di uomini e donne in ogni luogo del mondo.
2. L’eterogeneità completa tra i contenuti della rappresentazione e gli eventi sportivi che ne hanno costituito l’occasione manifesta lo scopo perverso di chi ha organizzato la cerimonia. L’obiettivo di veicolare una parodia dissacrante della fede e un’ideologia che contrasta i fondamenti stessi della legge naturale è stato perseguito all’insaputa degli spettatori, convenuti ad ammirare uno spettacolo sportivo in cui si sarebbero misurati lealmente gli atleti di ogni parte del mondo.
3. La rappresentazione ha violato primariamente il diritto alla libertà religiosa. Tale diritto importa anzitutto che siano rispettati la fede e il sentimento religioso di tutte le persone, quali che siano le loro credenze, purché non contrarie all’ordine pubblico internazionale. La rappresentazione ammannita agli spettatori ha offeso la libertà religiosa di centinaia di milioni di persone credenti in Nostro Signore Gesù Cristo e nella Santa Eucarestia. L’Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli costituisce per il cristiano il tempo e il luogo sacro per eccellenza, giacché in tale contesto storico e locale si è manifestato l’amore supremo di Cristo per gli uomini. Fu quello il momento in cui sorse la Nuova ed Eterna Alleanza: “questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che è sparso per voi” (Lc 22, 20).
4. La libertà di religione è offesa non soltanto tramite la persecuzione fisica o amministrativa, ma anche tramite la diffamazione e la derisione. Molto spesso, per vero, nel corso della storia post Christum, la persecuzione violenta è stata preparata e preceduta dalla parodia e dal disprezzo, che costituiscono veri e propri discorsi di odio idonei a fomentare in taluni il transito ad atti di emarginazione e di violenza psicologica e fisica contro i credenti cristiani.
5. La rappresentazione ha offeso ancor più l’infinita Bontà di Dio e il sacrificio salvifico di Nostro Signore Gesù Cristo, anticipato e prefigurato dalle parole dette e dagli atti compiuti da Gesù nell’Ultima Cena. Egli è, nella profezia di Isaia, il servo di Dio che si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori:
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
E non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Isaia 53, 5-7
Ancora una volta, come innumerevoli volte nel corso dei secoli, Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. La rappresentazione blasfema dell’inaugurazione dei giochi ha configurato la trafittura atroce che il nostro tempo violento e corrotto ha inflitto ancora una volta a Nostro Signore.
6. La simbologia evocata dagli altri atti della sceneggiatura inaugurale ha inteso anche disegnare una linea di continuità con il passato dell’umanità e prefigurarne sinistramente il futuro. Il passato è anzitutto il ritorno al paganesimo: le evoluzioni sulla scena del dio Dioniso, in pose insulse e scostumate, richiamano la triste constatazione di San Paolo ai Romani in ordine allo stato di abbandono in cui caddero i pagani: “in balìa dei desideri sfrenati dei loro cuori, fino all’immondezza che è consistita nel disonorare il loro corpo tra di loro; essi che scambiarono la verità di Dio con la menzogna e adorarono e prestarono il culto alle creature invece che al Creatore, che è benedetto nei secoli” (Rom 1, 24-25). Il passato è anche l’orrore della rivoluzione detta francese, che perseguitò il cristianesimo nei suoi fedeli, nelle cose sacre e nelle chiese. L’esibizione di Maria Antonietta decapitata che cantava minacciosamente Ça ira prefigura il destino terreno di coloro che tradiranno la fede.
7. Il futuro è l’orgiastica mescolanza di individui senza identità, isolati gli uni dagli altri, che cercano ansiosamente la soddisfazione passeggera dei loro impulsi senza la guida della ragione e provocano deliberatamente il caos.
8. Non poco inquietanti erano gli ologrammi dei cavalieri dell’Apocalisse che cavalcavano truci i loro cavalli senza alcuna direzione. L’apparizione del cavallo pallido preannunciava il destino di morte dell’intera civiltà: “Et ecce equus pállidus, et qui sedébat super eum: nomen illi mors, et inférnus sequebátur eum […]” (Ap, 6, 8). Sopra il cavallo pallido sta la morte, che porta lo sterminio sulla terra.
9. La rappresentazione stava a metà strada tra la sfida e la minaccia. Chi l’ha pensata è infatti consapevole di quel destino di morte in cui rischia di inabissarsi una civiltà che erige a suo emblema l’odio contro Dio e la Sua Legge. Costui è un credente, purtroppo non nel Dio misericordioso, ma in altri dei. Ha rappresentato pertanto la cavalcata in modo ambiguo, sia come prosecuzione della sfida a Dio, che come minaccia agli uomini e alle donne affinché restino avvinti dal fascino spettrale del cavallo pallido. Ciò esplicita con chiarezza, più chiara della luce meridiana, che gli organizzatori non sono ingenui fabbricatori di cose fatue, perché intenzionati, invece, a sceneggiare una rappresentazione dissacrante diretta a prefigurare un futuro di sciagure e di morte.
10. Mi ha profondamente offeso la rappresentazione, con il suo carico di odio verso il cristianesimo. Mi sono però detto con le parole del salmo “exuadiet Deus et humiliabit illos, qui est ante sæcula” (Sal 54, 20). Sono però rimasto sconcertato quando ho visto il giorno dopo sulla stampa mainstream il resoconto delle reazioni alla parodia, soprattutto quando ho letto che: “A far drizzare i capelli dell’internazionale sovranista è stata soprattutto la sequenza ispirata all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, ribattezzata ‘Festività’” (La Stampa, 28 luglio 2024, p. 2) e che la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno ha dichiarato: “Cerimonia strepitosa. Quanto agli incredibili commenti di casa nostra mi sembrano un luminoso esempio di come l’omofobia vada sempre a braccetto con l’ignoranza” (Corriere della Sera, 28 luglio 2024, p. 5).
11. Quanto sia incongruo in tale occasione parlare di “universale sovranista” lo vede chiunque La contaminazione tra la maldestra evocazione politica e la giusta protesta contro la parodia dissacrante ha l’evidente scopo di ridicolizzare la protesta medesima. L’omofobia evocata dalla vicepresidente del Parlamento europeo corrisponde poi all’artificio dialettico di chi ritorce all’assertore composto e razionale di una verità l’accusa infondata di odio e di ignoranza.
12. La riparazione dell’offesa a Nostro Signore Gesù Cristo e alla Santa Eucarestia spetta a ciascun credente con la preghiera e il sacrificio, nonché con la pubblica denuncia dell’ingiustizia patita. Anche qui ci soccorre il salmo 54: “iacta cogitátum tuum in Dómino et ipse te enútriet” (Sal 54, 23).
Mauro Ronco
